Le cantiche della Divina Commedia potrebbero essere un racconto medievale di quel viaggio nel Regno di Sotto (di quell’iniziazione della Dea, di quel viaggio dell’eroina) che i miti narrano dalla notte dei tempi (e almeno dal tempo dei sumeri e della dea Inanna)?
Dante, all’inizio della Divina Commedia, si perde in una foresta buia: è ciò che succede quando la terra ci crolla sotto ai piedi e il mondo crolla tutt’intorno (fenomeno che può avvenire per dei moti puramente interiori o avviarsi per via di eventi esterni, come un lutto, una rottura, una fine).
Inferno/Discesa nel Regno di Sotto
Da lì inizia il suo viaggio negli Inferi (etimologicamente, ciò che sta sotto, quel luogo noto anche come il Regno di Sotto), accompagnato da Virgilio che, come Ninshubur nel mito di Inanna, gli impedisce di perdere completamente la via.
Ci sono soste, deviazioni, ma la presenza della sua guida fa sì che lui segua le tappe di quel viaggio, che è un viaggio trasformativo e arricchente (è o non è l’Inferno la cantica più emozionante di tutte?).
Girone dopo girone, il viaggio prosegue sempre più in profondità, fino ad arrivare all’abisso dell’Inferno. Quello è il passaggio più difficile e doloroso, ma è necessario. Toccare il fondo non è una tappa che si può evitare se si vuole tornare a vedere le stelle.
Nelle profondità dell’Inferno avviene l’incontro con Lucifero (“portatore di luce”, appellativo che rimanda a tutta una serie di dee precedenti il cristianesimo).
In quell’incontro Dante non è morto e non è vivo, è in uno stato sospeso: il “void” tipico di ogni passaggio nell’oscurità più profonda, tipico di ogni passaggio da un ciclo al successivo (è la pausa alla fine dell’espirazione, l’inizio della mestruazione, l’arrivo della luna nuova, il solstizio d’inverno).
È solo scegliendo, con coraggio, l’incontro con l’oscurità e il dolore che Dante è trasformato. E così, accompagnato da Virgilio, esce a riveder le stelle.
Purgatorio/Risalita dal Regno di Sotto
Quell’uscita, nel mito iniziatico della Dea, non è il ritorno al Regno di Sopra, bensì l’inizio della risalita dal Regno di Sotto.
L’inizio della risalita si percepisce chiaro, è evidente che il fondo l’abbiamo toccato: la massima oscurità è passata, ma comunque, ora, il viaggio è in salita, servono ancora scelte e impegno. E quello della risalita è un viaggio non lineare, nel quale spesso si arranca.
Dante entra in Purgatorio, il monte che si è creato insieme alla “buca” dell’Inferno quando Lucifero è stato buttato fuori dal Paradiso.
Morte e rinascita, discesa e risalita esistono sempre insieme.
Anche qui Virgilio è con lui: anche nella risalita, una guida, un traghettatore, un testimone è necessario per non smarrire la via, per attraversare tutte le tappe.
Perché se la distruzione/destrutturazione è necessaria per lasciar morire il vecchio, altrettanto necessaria è la ricostruzione della nuova realtà, della nuova identità – e, se ci lasciamo accompagnare da chi ci è già passato e conosce la mappa, quella ricostruzione sarà più accurata e allineata con chi siamo (o con chi siamo destinate a essere).
Andiamo avanti veloci – non ricordo il passaggio nel Purgatorio bene come quello nell’Inferno, dovrei riprendere in mano le cantiche.
Al termine della risalita dal Regno di Sotto, c’è il momento del parto di sé: ci si ridà alla luce aiutate dal traghettatore (e a volte quel parto può essere lungo e travagliato). Si riemerge in superficie, si torna nel Regno di Sopra, rinnovate, rinate, pronte per essere nella luce per vivere l’altra metà del ciclo vitale.
Così Dante, arrivato in cima al Purgatorio, entra in Paradiso.
Paradiso/Viaggio nel Regno di Sopra
Qui la guida del viaggio nel Regno di Sotto (Inferno + Purgatorio) termina il suo ruolo: Virgilio affida Dante a Beatrice, noi ci affidiamo a nuovi compagni di viaggio che ci aiutino a vivere la transizione dall’oscurità alla luce, che ci sostengano nell’abituare gli occhi e il cuore alla nuova realtà, che ci facciano da contenitori mentre sperimentiamo la nuova versione di noi nel mondo tenendoci al sicuro.
Per essere in Paradiso (in piena luce) occorre preparare gli occhi e l’anima a fare esperienza di quanto non si è mai conosciuto prima: quella preparazione avviene attraverso il passaggio incarnato nell’Inferno e nel Purgatorio e nella scelta coraggiosa di stare con l’ignoto e di aprirci alla consapevolezza che, dopo il lungo viaggio, il Paradiso ce lo meritiamo – ci meritiamo luce, gioia, abbondanza e amore.
Ed è difficile, a volte impossibile, raccontare l’esperienza a chi ancora non è passato per quello specifico Paradiso, a chi non ha ancora vissuto quel tempo nell’elica evolutiva della vita.
Ma possiamo diventare a nostra volta accompagnatrici per chi dopo di noi compirà l’impresa.
È sulla vetta del Regno di Sopra che avviene l’esperienza dell’estasi, l’incontro con il divino, l’esperienza di completa unione.
Cade l’illusione della separazione, la visione diventa sistemica e si creano costellazioni di consapevolezza a volte troppo complesse per essere trasmesse a chi non è pronto per riceverle.
Dante, alla fine della Divina Commedia, incontra Dio.
Noi, sulla vetta, incontriamo la nostra divinità, riscoprendoci uno con il tutto, riscoprendoci Amore.
Non illudiamoci però, perché i miti della Dea ce lo raccontano, ce lo racconta Inanna, ce lo racconta Persefone: non siamo arrivate una volta toccata la vetta, perché il viaggio poi riparte, torniamo a viaggiare nel Regno di Sotto per compiere un altro ciclo, un altro livello della nostra elica evolutiva.
Tu senti di essere in viaggio?
Quale parte del viaggio stai vivendo?
Ti leggo,
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