“La legge dell’amore è che l’amore è la legge”, Erica F. Poli

 

coppia

 

Un po’ di tempo fa, un’amica lontana mi ha chiamato – momento più giusto non poteva esserci – e, alla fine della conversazione, mi sono ritrovata piena di spunti di riflessione, ricca di comprensione, nutrita d’affetto…e con un titolo: “Anatomia della coppia“, di Erica Francesca Poli.
Dopo qualche minuto, quella stessa amica mi ha inviato quattro pagine del libro di cui mi aveva parlato.
Le ho lette.
Ho ordinato il libro.

 

L’autrice è una psichiatra, psicoterapeuta e counselor, e il suo lavoro è interdisciplinare, psicosomatico e fortemente spirituale. Questa sua opera è esattamente ciò di cui avevo bisogno nel momento in cui l’ho scoperta ed esplorata.
Mi sento di consigliarne la lettura a tutt* – o almeno a tutt* coloro che vogliono vivere l’amore essendo amore, coloro che sognano una relazione che sia fonte reciproca di crescita per l’anima, insieme.
Questo libro può essere per te, sia se sei già coppia, sia se sei sol* in questa parte del tuo cammino.

Ricorda però che vivere l’Amore, così come ne parla l’autrice, richiede coraggio: coraggio di guardare e riconoscere se stess*, coraggio di essere se stess* in ogni momento, coraggio di abbandonarsi ad Amore e al/la nostro/a amante.
È un libro che accompagna nel percorso verso la maturità animica ed emotiva – nessuna promessa di essere matur* a fine lettura, ma sicuramente può aiutare nel viaggio verso se stess*.

 

Come è mio solito fare, ti lascio alcuni dei miei brani preferiti (è stato difficilissimo scegliere):

Affinché quell’amore che tutti vogliono possa esistere, gli amanti – nel senso di coloro che amano – devono essere soli come un sole.
Hanno appreso a stare con se stessi, risolvere il bisogno e l’impulso nella propria interiorità e così, nel trascendere la propria solitudine, nel risplendere in essa,  soli del proprio universo, come due soli si incontrano.
La dipendenza non appartiene a questo tipo di amore, così come però nemmeno il continuo bisogno del nuovo.
I soli si riconoscono, le anima si riconoscono e si scelgono per realizzarsi insieme.

 

Ama meglio ed è meglio amato chi sta meglio dentro di sé, chi ha già integrato sufficientemente i livelli della propria coscienza e i piani della propria esistenza.
L’amore allora è un fatto di evoluzione interiore, come tutto nella nostra vita.
La natura dell’amore che siamo in grado di esprimere e scambiare dipende dalla nostra natura animica, cioè dal risveglio interiore che abbiamo raggiunto.

 

È per questo che Amore arriva, per portare il nuovo e l’inatteso, scompaginare programmi e rivelarci altro da ciò che è il conosciuto di noi.

 

Ciò che dovremmo fare invece è imparare l’arte del non attaccamento e del nuovo che si crea ogni momento.
Quando riapriamo gli occhi su un nuovo giorno tutto il mondo rinasce.

 

Se scegliamo l’appagamento del desiderio e il piacere istantaneo, se non sappiamo differire al momento del compimento del nostro vero destino, allora cadiamo nella dipendenza, in fondo perdiamo noi stessi, barattiamo la nostra unicità e originalità, la missione della nostra anima, con la riparazione di copioni che non sono che simulacri di noi stessi (…).
Invece mentre accettiamo di incontrare ciò che ci fa paura, ciò che ci dà dolore e diciamo alla paura “Vieni, coglimi” e diciamo al dolore “Vieni, attraversami”, è lì che noi compiamo una trasmutazione interiore.
Lì sappiamo chi siamo e cosa siamo qui a fare.

 

Si trattava di lasciare in amore che l’anima dell’altro accadesse così come era e non come noi volevamo che fosse.
L’amore non vuole essere domato, addomesticato, intiepidito. Le anime non vogliono essere domate (…).
Quanta presunzione, poi, di sapere chi è colui o colei che abbiamo vicino… l’altro che diventa familiare, l’altro che ormai è un libro aperto… e invece è un mistero lì accanto a noi, può essere mille uomini o mille donne, un dio o una dea.

 

E quando ci arrendiamo, sì, quando ci arrendiamo e la smettiamo con le etichette, i giudizi, le definizioni e le teorie, allora si compie un mistero di appartenenza.
Il mistero che rende l’amore anche un sacramento e fa sposi nell’anima i due esseri che questo amore attraversa.
È così che Amore rende liberi d’un tratto e legati all’istante, è così che Amore alleggerisce il cammino nel tempo e dal tempo fugge, è così che dura e si rinnova, è così che smette di far soffrire e rende pericolosamente, davvero pericolosamente, felici.
È  così che si giunge a esso attraverso l’accettazione di noi, finalmente padroni del nostro esistere, per esitare infine, nell’amore, alla perdita di noi, padroni soltanto di abbandonarci al mistero.
In questo senso l’amore è un’iniziazione, un sacramento, un miracolo e la sessualità il suo rito, il suo mantra, la sua preghiera.
Fare l’amore permette di varcare la soglia del senza tempo, del buio, del silenzio, dove l’eterno non è un tempo più grande ma un’altra dimensione.
I corpi danno forma allo spirito e nell’orgasmo scompaiono nello spirito.
L’io muore nell’unione e vive nell’io dell’altro.
La profonda solitudine del godimento è la porta della sintesi nel tutto.

 

Siamo figli del mistero eppure rifiutiamo il suo abbraccio.
Siamo figli della bellezza, ma la vogliamo canonica e moderata, dimenticando che in natura la bocca di un vulcano, l’impeto del mare in tempesta, il fulmine che squarcia le tenebre, sono bellezze quanto il velluto bianco dei petali di un giglio o il tepore del sole di un mattino di bonaccia.
Così rifuggiamo il mistero in noi e nell’altro e la bellezza in noi e nell’altro.
Così Amore non si manifesta e non ci possiede.
Invece la vertigine ci attende e avrà gli occhi di chi ci mette di fronte a noi, di chi ci fa essere di più noi stessi.

 

Per poter amare ed essere amato non devi essere risolto, devi piuttosto essere te perché quando ami qualcuno la cosa migliore che puoi offrirgli è la tua totale presenza e la totale presenza dell’altro è quanto di meglio tu possa ricevere.

 

Il singolo sa che l’amore fa bene.
Sa che non può essere mai davvero risolto, può solo essere se stesso e l’amore arriverà ad aggiungere qualcosa, sarà come una gravidanza del proprio essere da cui nascerà una nuova espressione di sé.

 

I Toltechi sono soliti salutarsi guardandosi e dicendosi qualcosa che potrebbe essere tradotto con “Io ti vedo, tu sei me“.

 

Fare l’amore è spogliarsi: quando due si spogliano e sono nudi e si danno, fanno l’amore.

 

Essere intimi significa toccare l’altro da dentro, poter toccare il suo cuore, la sua anima.

 

Siate pronti a trasmutare: ogni giorno, ogni momento, è un appuntamento con l’anima.
Accettate il viaggio che Amore vi conduce a vivere.

 

 

Eleonora,
The Earth and Soul Wanderer