Guardo i gatti (che mi sorprendono presentandosi in cinque o sei al Parc de Belleville) e penso che loro sanno bene cosa significhi essere nel proprio Potere.
Mi spiego meglio: a guardarli, non ti danno la sensazione di essere a loro agio con se stessi, ovunque siano, anche quando si lavano in pubblico?
Non si fanno alcun problema a essere e fare esattamente quello che vogliono, quando lo vogliono; pretendono che i loro bisogni siano soddisfatti e i loro spazi rispettati.
Sicuramente non rimuginano sulle cose, e sono eleganti e sicuri di sé anche quando cadono (fisicamente o metaforicamente).
Come se sapessero qual è il loro posto nel mondo – o, forse, nemmeno se lo pongono il problema di poter non essere nel posto giusto…
Ecco, mi piacerebbe essere un po’ di più come loro, nella pace di chi sa dove stare o comunque non se ne preoccupa granché, perché ovunque la metti si sente a proprio agio.
C’è stato un periodo in cui ho sperimentato quel senso di ‘home coming’, l’essere finalmente a casa (dentro me), ma non è durata.
È stato come se salendo rampe di scale fossi arrivata su un pianerottolo – più largo delle scale, con lo spazio per fermarsi – convinta di essere arrivata in cima; per poi ovviamente accorgermi che le scale da salire erano ancora molte.
Ogni tanto ho trovato e trovo altri pianerottoli, ma sento che sono soltanto veloci pit stop, non la meta.
Capita anche di arrivare ai bivi, quei pianerottoli dai quali partono più scalinate, in direzioni diverse; allora cerco di convincermi che non ci si sta poi così male su quel pianerottolo lì, che potrei anche abituarmici, accontentarmi.
Ma la Vita mi prende a calci nel sedere per ricordarmi che non mi posso fermare lì: mi fa ripartire lungo una strada senza indicazioni (o meglio, le indicazioni ci sono, ma non sono evidenti come i cartelli stradali, assomigliano di più alle frecce della Traccia Indiana, quelle messe dai compagni di gioco un po’ str*nzi, però).
E di nuovo mi trovo nel turbine, per un po’ scaraventata qua e là, finché la tempesta non si placa e mi lascia intontita, con quattro o cinque sentieri diversi davanti, più altre mille strade ancora da tracciare.
Senza sapere in che direzione andare.
Forse è così che funziona la Vita, perché mi sa che è proprio vero che è tutta una grande Iniziazione.
E forse imparare a vivere quest’Avventura con leggerezza e curiosità è un’arte, che non ci viene insegnata e che per non tutte è facile apprendere. Soprattutto se viviamo un grande dis-agio di cui non abbiamo ancora scoperto l’origine.
Allora andiamo avanti, giriamo in tondo, torniamo sui nostri passi, ci fermiamo quando serve senza però bloccarci.
E nel frattempo teniamo gli occhi aperti per trovare le nostre frecce da seguire.
Eleonora