Predico la ciclicità, e lo faccio perché realmente credo che vivere in armonia con i cicli di Natura possa essere un rivoluzione, a livello individuale e collettivo.
Quando rispettiamo i ritmi che le diverse fasi di ogni ciclo ci chiedono, quando impariamo a ri-conoscerli e ad onorarli, non solo entriamo in una relazione fatta d’amore con noi stesse, ma prendiamo anche consapevolezza dell’inter-connessione che esiste fra tutte le cose e di cui noi siamo parte; ci accorgiamo di appartenere ad un organismo più grande nel quale ogni parte è legata all’altra e così scopriamo che maggiore è l’armonia di ogni componente, maggiore è il benessere dell’organismo complesso.
In altre parole, se ognuna di noi entrasse in relazione armonica con tutti i cicli che la influenzano (dentro e fuori), il macro-organismo Terra godrebbe di una salute migliore e ogni sua parte (tu ed io incluse) vivrebbe una vita più soddisfacente – perché connessa.
Tuttavia, anch’io vivo in questa società contemporanea così rapida, così tecnologicamente connessa e così disconnessa dai livelli più profondi dell’esistenza; e sto anch’io ancora imparando come vivere ogni momento di ogni giorno nell’ascolto e nel rispetto della mia Vita dell’Anima, che è senza dubbio ciclica.
Per cui mi capita di lasciarmi trasportare e trascinare dai ritmi altrui e di allontanarmi da me (e dalla Terra), e un ruolo importante in questa disconnessione è rivestito dall’iper-connessione tecnologica, con i social media in prima linea.
Non intendo portare avanti una crociata contro i social media, anzi, ritengo che siano uno strumento eccellente: mi hanno permesso di conoscere persone stupende; mi consentono di rimanere connessa con una piccola-grande comunità di persone meravigliose (parlo anche di te) che cercano di volersi ogni giorno un po’ più bene e cercano di volerlo a questo Pianeta, che è Madre; aprono il mio orizzonte a nuove possibilità e mi fanno mettere in discussione idee limitanti e talvolta inconsapevolmente irrispettose; mi permettono di raggiungere e servire persone lontane che hanno bisogno del mio aiuto.
Sono uno strumento eccellente, ma in quanto strumento il tipo di valore che apportano alla nostra vita dipende dall’uso che ne facciamo.
Io non li uso sempre nel modo più sano: mi capita, soprattutto nei momenti di umore scuro o in quelli in cui la solitudine diventa una morsa che mi stringe lo stomaco, di passare minuti (ore…) a scrollare il feed di Instagram o a leggere post su Facebook, senza accorgermi di quanto tempo e di quanta energia stia effettivamente perdendo, consumando.
Così arriva un momento in cui il vaso della sopportazione si riempie (per una serie di concause) e mi sento esausta, svuotata.
È in quel momento che, indipendentemente dagli impegni, devo prendermi una pausa: me lo richiedono corpo, mente e anima; arrivata a quel punto, se non ascolto, sono guai seri.
Così mi ritiro nella mia caverna, limito i contatti umani non richiesti
ed entro in modalità social media detox.
È esattamente quello che ho fatto negli ultimi quattro giorni.
Ora, al mio ritorno, voglio condividere con te tre cose che ho imparato durante questa pausa:
1) I social media non sono l’unica fonte di distrazione
Mi lascio distrarre facilmente e, come un automa, mi lascio guidare da un’abitudine inconscia che mi spinge a controllare i social media quando un momento di vuoto sta portando alla luce qualcosa che avevo distrattamente represso o ignorato; per continuare a non guardarlo riempio il vuoto con parole, immagini, like e approvazione esterna. Quando i social media scompaiono dall’equazione, non scompare anche l’abitudine alla distrazione; allora la mente si attacca ad altre fonti.
Tuttavia, solo la televisione può essere equiparata ai social media in quanto a qualità e quantità di distrazione; le altre fonti non riescono a tenerci impegnat* tanto a lungo e, spesso, sono ben più costruttive. In questi giorni ho letto più del solito e dormito più del solito, pur mantenendo un livello di produttività più alto del solito; ho anche suonato e cantato più del solito, migliorando e nutrendo la mia anima.
2) Il Silenzio e il Vuoto diventano necessità
Quando il rumore del mondo si attutisce e le luci dello schermo del cellulare diminuiscono, in un primo momento potremmo sentirci a disagio e potremmo cercare qualcos’altro con cui riempire quegli spazi ora vuoti. Dopo un po’, però, quel Vuoto diventa attraente: inizia a profumare come la terra dopo la pioggia, a dare sollievo come l’ombra in un pomeriggio d’Estate, a nutrire come un respiro d’aria pulita dopo lunghi tempi in città, ad accogliere come l’abbraccio della mamma.
Quel Vuoto è fatto di Silenzio: arriva un momento in cui ogni rumore è di troppo; così cerchiamo nutrimento nella rugiada rara di quei tempi vuoti e silenziosi – potremmo diventarne dipendenti, e il pensiero di tornare ai social media, con le loro mille voci (ognuna con qualcosa da raccontare o da insegnare) e con la costante pressione della possibilità di essere giudicate, perde gran parte della sua attrattiva. Hai ricordato la bellezza del trovare risposte dentro di te, non hai affatto voglia di tornare a fartele suggerire da qualcun altro.
3) L’intuizione parla con voce chiara
Cresce lo spazio tra un pensiero e l’altro, tra un’azione e l’altra; riesci addirittura a sentirti pensare e accogli ogni nuovo pensiero con consapevolezza. La voce dell’intuizione trova con agilità la strada per arrivare chiara a coscienza e i suoi messaggi diventano più diretti, meno criptici; ascoltarli ed agire di conseguenza si fa più naturale.
Anche i sogni si manifestano in atmosfere più tranquille del solito, perché minore è il rumore durante il giorno, minore è la quantità di elementi da elaborare durante la notte; così i sogni diventano più limpidi, rivelano più chiaramente ciò che sono venuti a raccontare e ci permettono di svegliarci al nuovo giorno con animo più sereno.
Mi ero persa: ho ritrovato la strada.
Ora torno a percorrerla con voi – ma nel rispetto dei miei tempi, dei miei ritmi e dei miei spazi (o almeno ci provo).
Sono certa che mi capirai quando, di tanto in tanto, tornerò nella mia caverna, avendo ascoltato le ricchezze che lì si possono scovare.
Spero che farai altrettanto quando ne sentirai la necessità, per metterti in ascolto della tua Anima.
Quando è stata l’ultima volta che ti sei ritirata nella tua caverna? Qual è una cosa che hai imparato?
Ti prego di condividerla, così che anche io e le altre parti di questa comunità possano apprendere dalla tua esperienza.
Prenditi cura di te,
