Sono nata in una famiglia cattolica che ha sempre rispettato e onorato la ritualità. Andavamo a messa tutte le domeniche, celebravamo anche le ricorrenze non considerate festività dal calendario, partecipavamo attivamente alla vita parrocchiale, rendendo possibile, non da soli ma in comunità, che certe cose avvenissero – come portare la spiritualità agli anziani della casa di riposo, contribuire allo svolgimento della liturgia con letture e servizio, portare giovinezza in quei momenti, come la novena di Natale o la recitazione regolare del rosario nel mese mariano di Maggio, che sembravano cosa ormai antiquata, interessante solo per persone (donne, soprattutto) che avessero già superato una certa età.
Ho sempre aderito alla religiosità familiare perché era sentita; era essenza e non pura forma. Credo di essere nata con un forte senso di fede e l’aver scelto per questa vita di far parte di una famiglia religiosa (ma per fortuna non bigotta) ha permesso che quel sentimento venisse canalizzato e fosse ravvivato giorno dopo giorno, anno dopo anno, impedendo che si spegnesse.
Intorno ai 13-14 anni ho iniziato ad avere dubbi consapevoli sulle fondamenta della religione cattolica. Lì ha avuto inizio la mia ricerca spirituale, nutrita da quella grande sete di connessione con il Divino che mi guida anche oggi. Solo quando avevo 19 anni, quando mi sono spostata dal paesino alla città per l’università, ho trovato il coraggio di tagliare il cordone che ancora mi teneva attaccata alla parrocchia e che, ho capito in seguito, era fatto di comunità, ritualità e devozione attraverso il canto.
Il distacco ha avuto come conseguenza un senso di spaesamento a cui non ho saputo fin da subito dare un nome e per il quale non ho saputo per molto tempo trovare una spiegazione. Per anni, mi sono ritrovata da un lato a rifiutare tutto ciò che avesse a che fare con il cattolicesimo e dall’altro attratta dalle chiese e dal senso di spiritualità che in alcune di esse sentivo più forte che in qualunque altro luogo (penso a Notre-Dame de Paris, a Rosslyn Chapel in Scozia, alla Basilica da Nossa Senhora a Lisbona o anche a quella chiesetta del Cantal francese).
Con il passare del tempo, il senso di spaesamento, che a quel punto si era colorato di vuoto e mancanza, è diventato sempre più chiaro finché, dopo diversi anni, ho capito che era nato dall’essermi allontanata dalla Chiesa – non per la religione in sé, quella non mi apparteneva più, ma perché, insieme a lei, avevo lasciato indietro anche la comunità, il luogo sacro di ritrovo e la ritualità, non avendoli trovati in altri luoghi (mentre la devozione attraverso il canto l’ho sempre portata con me e mi ha nutrita nei momenti più bui della vita).
Con la comprensione, è arrivato anche il desiderio di contribuire a creare ciò che fuori non avevo ancora trovato. Questa, anche se l’ho capito solo in seguito, è stata la spinta principale che mi ha portata, prima, a facilitare i Cerchi di Donne e, solo di recente, a creare the WombMoon Temple (Tempio che per ora è soltanto virtuale, ma che spero, un giorno, potrà manifestarsi anche nella Materia).
I Cerchi di Donne, che fin da subito ho proposto a ogni Luna Nuova e a ogni Luna Piena, mi hanno permesso di ritrovare e di ri-creare per altre donne quella ritualità spirituale frequente che mi era tanto mancata. Finalmente la messa domenicale non mi mancava più.
I Cerchi mi hanno anche consentito di ricreare, prima nel territorio locale e poi in tutta Italia e oltre, una piccola comunità unita da uno scopo, da un intento comune, fatto di celebrazione, connessione, devozione e sorellanza.
Creare il Tempio ha significato costruire uno spazio che, ancora giovane, può crescere fino a diventare luogo sacro di riferimento e ritrovo.
I Cerchi di Donne possono significare cose diverse per donne diverse, o anche per la stessa donna in momenti diversi di vita. L’unico modo per conoscere cosa significhino per voi è sedervi in Cerchio e farne esperienza.
Qui ho voluto offrirvi i significati principali che hanno per me, nella speranza che possano portare risonanza ad almeno alcune di voi: perché la ricerca di una comunità alla quale appartenere è cosa umana (siamo animali sociali che sopravvivono in gruppo) e la scelta di una ritualità cadenzata contribuisce a radicarci e a riconnetterci con i Ritmi e i Cicli Naturali che ci appartengono e a cui apparteniamo.
Se vi sentite chiamate dallo spazio sacro del Cerchio di Donne, in questa pagina trovate informazioni e date dei prossimi Cerchi di the WombMoon space.
Io vi aspetto.
Siete sempre benvenute, sempre accolte,
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