di Clarissa Pinkola Estés

 

donne che corrono coi lupi

 

Probabilmente molt* di voi ne hanno sentito parlare o l’hanno letto, almeno in parte.
Donne che corrono coi lupi” è, nella mia opinione ed esperienza, un libro meraviglioso (= pieno di meraviglie) e in un certo senso curativo (se letto al momento giusto).

È un libro, ed è più di un libro. È un percorso di conoscenza di sé e di consapevolezza, una guida e un compagno di viaggio soprattutto nelle fasi più difficili di questo percorso di Vita.

È tanto bello quanto difficile. Ancora devo conoscere qualcuno che lo abbia letto dall’inizio alla fine, senza interruzioni.
Io ho iniziato a leggerlo quando una persona bellissima e amica me lo ha regalato, credo intorno al 2011. Ero così emozionata! Era da tempo che sognavo di leggerlo.

L’ho iniziato, trepidante, e dopo tre o quattro capitoli l’ho riposto nella libreria – stava diventando “troppo”: troppo intenso, troppo pieno di contenuto, troppo complicato. O, forse, è più probabile che io non fossi pronta per continuare, per andare avanti.
Dopo un po’ di tempo, ho sentito il richiamo e “Donne che corrono coi lupi” è tornato tra le mie mani; ancora una volta, dopo pochi capitoli, è tornato nella libreria. E lì è rimasto per qualche anno.

 

Si sa, è nei momenti più duri, quando ce ne dimentichiamo, che la Donna Selvaggia cerca più che mai di farcisentire che Lei è sempre con noi.

donne che corrono coi lupiIl 2017 è iniziato, per me, portando il richiamo del Femminino e del Selvaggio, che da tempo avevo nascosto nel ripostiglio della Mente, in un angolo del Cuore, nella periferia dell’Anima.

Il richiamo è stato così forte che ho iniziato a rimettere tutto in discussione e mi ha condotta in una fase di revisione, trasformazione e rivoluzione, che continua tuttora. Da sola non ce l’avrei potuta fare. Tuttavia, prima che me ne rendessi conto consciamente, l’Anima era già tornata a giocare con la Donna Selvaggia. “Donne che corrono coi lupi” è tornato necessariamente tra le mie mani, questa volta definitivamente.

 

Ho letto di nuovo capitoli che non avevo compreso a pieno e ho scoperto ciò che rimaneva da esplorare – spesso sembrava che la Estés parlasse a me e di me, la me di quel momento esatto. Oh, che grandissimo aiuto e supporto ho ricevuto nelle difficoltà! E sono convinta che avrò bisogno di leggerlo ancora, tra un po’, e so che mi parlerà di realtà che non ho ancora colto perché fuori dalla mia comprensione ed esperienza.

Come dicevo, “Donne che corrono coi lupi” è un libro difficile, complesso, e questo fa sì che non abbia ancora incontrato qualcuno che lo abbia letto dall’inizio alla fine senza interruzioni.
Una persona splendida un giorno, riferendosi a una pianta di rovo, mi ha detto: “Questa pianta è bellissima, ha dei fiori bellissimi. Ma ha anche le spine. Se ti avvicini troppo ti puoi far male. Ecco, ogni cosa bella dovrebbe essere così”.

E “Donne che corrono coi lupi” è proprio così. Credo che sia giusto che sia di difficile lettura. In circa 600 pagine, la Estés ci offre un patrimonio inestimabile di conoscenze e bellezza. Se potessimo leggere il libro tutto d’un fiato e in leggerezza, buona parte di questa ricchezza non potrebbe far presa in noi e andrebbe perduta. Perderemmo occasioni di enorme crescita, storie vecchie di secoli, e la possibilità di ricongiungerci, davvero, con la Donna Selvaggia.

Sono diventata finalmente una Donna Selvaggia leggendo “Donne che corrono coi lupi”? Direi di no, non ancora almeno, non pienamente. Ma senza dubbio ho fatto dei passi importanti verso di Lei, e verso di me. Sono sulla strada del ritorno. Sto tornando a casa.

 

donne che corrono coi lupi

 

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Non potevo non lasciarti alcuni dei miei brani preferiti – scegliere, questa volta, è stata veramente dura:

Che siate introverse o estroverse, donne amanti di donne o di uomini, o di Dio, o tutto insieme, che possediate un cuore semplice o le ambizioni di un’amazzone, che stiate cercando di arrivare in cima o soltanto a domani, che siate mordaci o tetre, regali o impetuose, la Donna Selvaggia vi appartiene. Appartiene a tutte le donne.

 

La vecchia, Colei che Sa, è dentro di noi. La sua casa è quel posto nel tempo in cui lo spirito delle donne e lo spirito della lupa si incontrano, il posto in cui mente e istinti si mescolano. È il punto in cui l’Io e il Tu si baciano, il luogo in cui le donne corrono con i lupi.

 

A che cosa devo dare più morte oggi, per generare più vita? Che cosa so che dovrebbe morire, ma esito a permetterlo? Che cosa deve morire in me perché possa amare? Quale non-bellezza temo? A che mi serve il potere del non-bello oggi? Che cosa dovrebbe morire oggi? Che cosa dovrebbe vivere? A quale vita temo di dar la nascita? E se non ora, quando?

 

La cultura che costringe a farsi male all’anima per seguire i suoi divieti è davvero molto malata.

 

È peggio restare nel luogo cui non si appartiene che vagare sperduti, alla ricerca dell’affinità psichica e spirituale di cui si ha bisogno. Non è mai un errore cercare ciò di cui si ha necessità. Mai.

 

La cosa più importante è resistere, insistere, per la vostra vita creativa, la vostra solitudine, il futuro e la vita stessa. Resistete, perché questa è la promessa della natura selvaggia: dopo l’inverno, viene sempre la primavera.

 

Quando la collettività è ostile alla vita naturale della donna, invece di accettare le etichette irrispettose o sprezzanti che le affibbia, lei deve e può insistere, resistere, cercare ciò cui appartiene e preferibilmente superare in vita, in fioritura e in creazione chi l’ha degradata.

 

Molte donne moderne non sono tanto spaventate dall’aggirarsi nell’oscurità alla ricerca della pelle di foca quanto dal tuffarsi in acqua, dal vero ritorno a casa, e in particolare dal commiato, fatti ben più formidabili. Le donne tornano a se stesse, s’infilano la pelle di foca e se la stringono addosso, e sono pronte ad andare: ma andare è difficile, è davvero difficile rinunciare a quello che ci ha tenute tanto occupate, e andare.

 

Nel lutto, la Donna Selvaggia sarà con noi. Lei è il Sé istintuale. Può sopportare le nostre urla, i nostri lamenti e il nostro desiderio di morire senza morire. Applicherà i migliori medicamenti là dove il dolore è più insopportabile. Ci sussurrerà all’orecchio. Proverà dolore per il nostro dolore, e lo sopporterà, senza fuggire. Anche se molte saranno le cicatrici, è bene ricordare che, nella resistenza alla tensione e alla pressione, la cicatrice è più forte della pelle.

 

L’inconscio concede un bacio di sé sulle labbra della fanciulla. Le dà un gusto del Sé, il respiro e la sostanza del suo Dio selvaggio, una comunione selvaggia.

 

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Dal mio Cuore Selvaggio al Tuo,

Eleonora,
• The Earth and Soul Wanderer •