Questi sono giorni di grandi riflessioni per me. Le cose accadono e ancora una volta mi ritrovo a mettere in discussione… beh, un po’ tutto.
Una parte di me è stufa, “di nuovo?!”, si chiede, perché davvero sembra non esserci mai fine a questo rivalutare e trasformare. Può essere stancante.
Eppure mi rendo conto che è tutto molto diverso dall’ultima volta (piuttosto recente) in cui mi sono trovata a rimettere in discussione la mia vita.
Qualcosa in me è diverso, qualcosa in me è nuovo.
Il passaggio all’anno nuovo sembra aver portato un cambiamento, come se avessi finalmente raggiunto il valico e potessi vedere dall’altra parte – di cosa, non sono sicura. Sento di star riprendendo fiato, come se negli ultimi cinque anni fossi stata prevalentemente con la testa sott’acqua. In questi anni ho vissuto molti cicli, molte morti e rinascite. Ma probabilmente erano cicli all’interno di un ciclo più grande e in quel ciclo più grande ero immersa nel Regno di Sotto.
Ora, forse, sto riprendendo fiato
Ed ecco che la vita mi appare un po’ più luminosa: percepisco un senso di inusuale leggerezza che si avverte appena, c’è ritrovata speranza (anche se è timida, per ora) nelle possibilità da incontrare sulla strada, da qui in poi.
Anche il modo in cui guardo e vivo ciò che accade sta cambiando. Tante volte mi sono sentita dire “La vita accade per te, non a te”, che è certamente una bella favola, ma per molto tempo ho fatto fatica a crederci – d’altronde la vita non me l’ha reso facile, con tutte le sue batoste, i suoi tornadi, i suoi terremoti e le sue tempeste.
Verso la fine dello scorso anno, dopo essermi riposata un po’ e aver recuperato spazio e forze, è emersa in me una determinazione, che avevo dimenticato di poter avere, che si è messa al servizio del mio voler rendere la mia vita più bella e più felice, degna di essere vissuta e goduta, invece che sprecata.
E così il modo in cui guardo e vivo ciò che accade è cambiato e quel “La vita accade per te, non a te” ha iniziato ad assumere un significato che mi è scivolato nelle vene, tra le cellule e ha riempito in me spazi vuoti e colorato spazi pieni. Inaspettatamente.
Questi sono giorni, dicevo, di grandi riflessioni
casa, luogo del mondo, relazioni, stile di vita, il modo in cui mi porto fuori, la cura di me, sogni, desideri
Cos’è che davvero voglio?
È sempre vero quello che mi racconto di volere?
Come si vive bene (o almeno con contentezza) senza i propri desideri realizzati?
Come voglio vivere nel frattempo, sapendo che quei desideri potrebbero non realizzarsi mai?
Che tipo di vita voglio?
Dove?
Con chi?
Cosa voglio darmi la possibilità di sperimentare, ora?
Come ritrovo quella libertà che conosco, che ho perso, ma che è nutrimento necessario?
Come posso essere felice con quello che ho, con quello che c’è?
Cosa voglio e posso cambiare?
Accadono cose e, se quando succede mi ricordo che la vita accade per me e non a me, allora posso cogliere l’occasione, ogni volta, per chiedermi:
Cosa posso prendere di buono qui?
Cosa ho da imparare qui?
Come questo mi reindirizza sulla strada, verso i miei sogni più veri?
Ho imparato che trovo lo spazio per pormi le domande solo se mi sono concessa, prima, di vivere pienamente le emozioni che gli eventi risvegliano. Piango, urlo, mi dispero, mi arrabbio, ululo, ringhio, prendo a pugni i cuscini, canto, piango ancora, mi muovo, ascolto, accolgo, scappo e poi torno, respiro, piango, mi riposo, piango. Dopo aver attraversato ciò che c’è, la tempesta si ritira, la nebbia si dirada, torna un po’ di quiete e lì posso capire, imparare – non per forza con la mente, non importa che sia pienamente cosciente. Se accade, accade. Accolgo e tutto è trasformato.
Il cuore si spezza e lì entra la luce.
Il cuore è dilaniato e diventa capace di contenere di più.
Il cuore batte forte e suona un ritmo che riporta in vita.
Sono giorni di grandi riflessioni, di tante domande, di pochissime risposte – niente fuori sta cambiando, non so ancora dove andare e cosa fare, ma qualcosa dentro è a un passo dal germogliare.
Giorni di apertura a possibilità diverse, della scelta (e dell’impegno) di vivere con tutto il cuore, di ricerca di morbidezza e libertà, contenimento e direzione.
Giorni in cui anche la mia solita indecisione ha un sapore nuovo, un peso specifico diverso e una delicatezza nel tatto che la trasforma dalla mano-che-stringe-il-polso-e-blocca alla mano-che-si-appoggia-sulla-schiena-e-sostiene; e dice “Vai, avanza, la vita accade per te, non a te, sei sempre sostenuta”.
Dal cuore,
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