L’antropocentrismo, la separazione e la frammentazione
Abbiamo un problema che emerge da un certo tipo di sistema e visione del mondo e ci ostiniamo a volerlo risolvere con quello stesso tipo di sistema e visione del mondo.
Anche Einstein ha detto:
“Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che lo ha generato”.
A noi, ora, serve quel tipo di visione che tiene conto dell’inter-connessione di tutte le cose, ci serve smettere di essere così ostinatamente antropocentrici, ci serve urgentemente ricordare che tutto è uno e che gli Esseri Umani sono parte di quel Tutto – come ogni altra specie, non al di sopra.
Siamo un ramo del grande albero Terra.
Quando un albero è sofferente, tende a lasciare andare i rami che richiedono la quantità maggiore di energia; se non lo facesse, finirebbe per morire.
Se perseveriamo su questa strada, continuiamo ad impersonare quel ramo pesante e malato che sta portando l’albero al collasso: quale soluzione ha la Terra se non alleggerire il peso?
Non deve necessariamente essere così.
Abbiamo la possibilità di scegliere di cambiare per tornare a far parte dell’armonia naturale, nella quale crescita e decrescita, prendere e dare, Vita e Morte, naturalmente, ciclicamente, si alternano – oppure, come dicevo qui, saremo costrett* a subire il cambiamento (che è inevitabile), e sarà ancora più doloroso di quanto non sia già adesso.
La Terra non ha bisogno dell’animale umano
L’umanità sta vivendo una crisi collettiva, mentre il resto della Terra va avanti e la Vita, questa primavera, sta tornando più forte di prima.
Nonostante ci siano evidenze scientifiche a conferma della stretta correlazione tra crisi ambientale e diffusione delle epidemie (questo e questo sono due articoli interessanti sul tema), noi continuiamo a pensare solo a noi stesse; pare che siamo incapaci di ampliare la visione per comprendere tutto il sistema vivente Terra, con il quale non solo siamo in profonda relazione, ma dal quale dipendiamo e al quale apparteniamo.
Mi guardo intorno e vedo persone che non stanno imparando nulla e che sperano solo di poter tornare alla “normalità”, alla vita di prima – senza tenere in considerazione che farlo significherebbe scegliere il suicidio, perché la Terra ci chiede fortemente di ascoltare e, se continuiamo a non voler sentire, le cose peggioreranno (per gli Esseri Umani, chiaramente).
Mi guardo intorno e vedo che le decisioni che vengono prese a livello istituzionale sono miopi, perché si concentrano sul sintomo (il virus) invece che sulla causa (o almeno una delle concause, che è l’enorme alterazione degli ecosistemi dovuta alla mancanza umana del rispetto delle leggi di Natura), si concentrano sulla salvaguardia dei pochi (gli Umani) anche quando gli strumenti per farlo vanno a discapito del sistema di cui quei pochi fanno parte (la Terra), come se quei pochi potessero sopravvivere al di fuori di quel sistema.
Trattiamo la Terra come trattiamo il nostro corpo
Pensate alla Terra come se fosse il nostro corpo e alla pandemia come se fosse un virus intestinale: quello che stiamo facendo è prendere medicine per il virus intestinale anche se queste hanno effetti collaterali altamente probabili, che so, sul cuore, perché ora la priorità è quel virus intestinale – e poi che importa se, scomparso quel virus, il cuore inizia a dar problemi! Ci penseremo poi!
Ci dimentichiamo sempre del sistema vivente (che sia l’Essere Umano o la Terra) nel suo complesso e nella sua complessità.
Questo è quello che facciamo quando si presenta un disturbo nel corpo, questo è quello che facciamo se si presenta una crisi collettiva – che sia connessa alla salute pubblica, o economica (di quella ambientale invece sembriamo dimenticarcene sempre).
Poco importa il tipo di problema, continuiamo ad essere miopi nelle scelte, continuiamo a non voler ascoltare il consiglio severo di Mamma Terra, che ci sta dando un ultimatum.
Si sa, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Vi prego
togliamo le mani da sopra le orecchie,
mettiamo a fuoco la vista,
diamo voce a ciò che è giusto.
Il cambiamento è necessario. Se non vi è stato chiaro finora, ora dovreste almeno iniziare ad intuirlo.
Non è sufficiente che cambiamo le nostre abitudini quotidiane continuando a vivere la stessa vita, all’interno dello stesso sistema.
Il cambiamento di cui abbiamo bisogno è sistemico. Richiederà impegno, sforzo e salti nel vuoto. Richiederà un’uscita importante dalla nostra comodità e da quello che abbiamo sempre dato per scontato (e magari come l’unica possibilità). Richiederà il passaggio dall’antropocentrismo e dall’egocentrismo all’ecocentrismo: il Noi (= animali umani e non umani, piante, tutti gli Esseri Naturali e la Terra nel suo complesso) deve prevalere sull’Io.
Cambiamo prospettiva, ampliamo la consapevolezza.
Ormai è tempo.
Un abbraccio selvatico,
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Ciao,
proprio in questi giorni stavo parlando con amici su quello che si è mostrato “abbastanza chiaramente” in questio periodo: quanto l’essere umano stia sfruttando la propria casa, quanto poco la rispetti, quanto è uscito fuori dalle sue “regole naturali”. Per quanto questa situazione mi spaventi e mi preoccupi, non posso non notare come, fuori dalle nostre quattro mura di casa, la Natura, i suoi cicli, gli animali e le piante stiano vivendo come sempre hanno fatto, anzi meglio; non posso non notare come l’aria sia più pulita e il cielo limpido! Considerando tutto questo ho il timore che, al termine di tutto, la grande lezione che poteva essere imparata venga sprecata, e tutto ritorni in quel sistema che come ben hai definito mette l’uomo al centro di ogni cosa. Mi chiedo e ti chiedo così: cosa si può fare per evitare di ricadere il quel vortice lontano dalla Natura. Quali azioni si potrebbero fare non solo per riconnetterci con la nostra Madre, ma per “mostrare” agli altri come è possibile farlo e quanto necessario sia.
Mi spiace aver scritto così tanto, ma è un argomento che sento essere importante e urgente. Grazie mille.
Claudia
Cara Claudia, non ti scusare affatto!
Non hai scritto “così tanto”, e in ogni caso hai scritto cose giuste, quindi ben venga!
Il rischio che si perda l’occasione di cambiare è grande secondo me, ma allo stesso tempo ci sono persone che si stanno risvegliando e di cui non avrei sospettato (te ne parlo pensando alle persone vicine a me), quindi questo mi dà anche speranza.
Credo che il cambiamento a livello istituzionale non sia vicino, perché il sistema morente è come la persona morente che non ha compreso il significato e il funzionamento delle cose: si attacca con le unghie alla vita, nella speranza di trattenerla. Ciò che accade è forse un prolungamento di quella vita, ma nella sofferenza.
Tuttavia, questo non significa che noi non possiamo cambiare.
Da soli si va poco lontano, ma riunendoci anche in piccoli gruppi possiamo fare tanto.
Non possiamo sperare che il sistema cambi se anche noi rimaniamo attaccati al sistema. Bisogna cambiare anche quando questo richiede sacrifici, ma sapendo che lo facciamo per il bene più grande della Terra e dei suoi abitanti.
Alcune persone non si sveglieranno e credo che dobbiamo arrenderci al fatto che non tutti sono salvabili. È così.
Altre si sveglieranno ma non sapranno in che direzione andare. Allora quelle persone andranno prese per mano e guidate, altrimenti torneranno a ciò che conoscono come unica possibilità.
Il come è qualcosa su cui sto riflettendo da molto, e ancora di più in questo tempo di reclusione.
Ho delle idee molto chiare, anche se mi mancano degli strumenti per realizzarle, strumenti che conto di acquisire non appena ne avrò l’opportunità.
Nel frattempo continuo (continuiamo?) a studiare e a diffondere il messaggio, che è di fondamentale importanza.
Se non l’hai già fatto, condividi con chi conosci e anche con chi non conosci questo blogpost, aggiungendo le tue idee, il tuo cuore.
Un passo alla volta, senza fermarci fino a che non saremo riuscite a cambiare, o almeno a porre le basi per il cambiamento.
Un abbraccio