di Cristina Caboni

 

“Un giorno sarà libera e
volerà via con le ali della libertà”.

 

la rilegatrice di storie perdute

 

Ti è mai capitato di leggere un libro che fin da subito ti sembrava parlare di te?
Un libro che sembrava scritto su di te?

A me è successo di recente con l’ultimo romanzo di Cristina Caboni, “La rilegatrice di storie perdute“.

Mi sono innamorata della Caboni con “La custode del miele e delle api” e, quando ha annunciato che avrebbe pubblicato un libro che parlava di libri, ho subito saputo che dovevo leggerlo.
Ho aspettato con impazienza il 12 ottobre (data di uscita) e, pochi giorni dopo, il libro era tra le mie mani. Ho lasciato da parte quello che stavo leggendo, e mi sono immersa.

 

È stato uno schock. Leggere di Sofia, di poco più grande di me, leggere della sua situazione, dei suoi sentimenti, dei suoi pensieri è stato un po’ come guardare in uno specchio.
Non mi sono immedesimata, non ho pensato di essere lei; ma guardarla attraverso le parole dell’autrice è stato come guardarmi dentro.

Come Clarice dà forza e speranza a Sofia quando quest’ultima incontra la prima dentro a un libro, così Sofia ha dato forza e speranza a me in un momento difficile della mia vita. Insieme a lei ho sofferto e pianto, insieme a lei ho riscoperto il fuoco che arde dentro e mi sono innamorata. E a lei mi sono affezionata fin dal primo momento. Avrei voluto prenderla per la mano e dirle: “So come ti senti, sto vivendo le tue stesse preoccupazioni, i tuoi stessi pensieri, le tue stesse emozioni”. E magari avremmo pianto insieme, e forse ci saremmo abbracciate. Ma sto divagando…

 

Torniamo a Sofia. Lei è una persona piena di vita che nel tempo però si è persa e spenta. Ha accettato la sua realtà come l’unica possibile, pensando di non essere meritevole di niente di più; ha proiettato le sue speranze nella realtà finendo per chiudere gli occhi davanti all’evidenza. Quando, piano piano, le illusioni hanno iniziato ad affievolirsi e la realtà è tornata  ad affacciarsi con tutta la sua prepotenza, è stato un libro a salvarla. Quel libro e quella donna che emerge tra le righe sono la sua ancora, ma sono anche la fiamma che riaccende in lei la passione e il soffio che riporta la vita.
È allora che Sofia prende una decisione che avrebbe dovuto prendere da tempo e che la porterà in una direzione nuova, più felice…

 

“La rilegatrice di storie perdute” è un libro che parla di libri, ed è anche molto di più.
Racconta di vita reale, dove emozioni e logica, speranze e disillusioni si mescolano.
Parla di sogni, e di come essi, trasformati in azione, possano essere la luce che non ci fa cadere nel baratro della disperazione.
Narra di avventure e dell’agire d’istinto, che a volte è la soluzione a una mente troppo analitica e anestetizzata dai dubbi.
Parla di amore, di quello vero (ricordandoci che a volte lo confondiamo con la paura).

 

 

Come di consueto, chiudo lasciandoti con alcuni dei miei brani preferiti:

Devi riempire il tuo tempo di cose belle, che ti rendano felice. Cosa vuoi dalla tua vita, Sofia? È questa la domanda a cui devi rispondere.

 

Da dove siamo nati? Dall’amore. E come saremmo perduti? Senza amore. Cosa ci aiuta a superarci? L’amore. Si può trovare anche l’amore? Con amore. Cosa abbrevia il pianto? L’amore. Cosa deve unirci sempre? L’amore.

 

Certe cose accadevano perché dovevano generarne altre.

 

E invero mi chiedo se ci sia davvero giustizia in una morale comune che impone la decenza come un velo gettato sulla verità, che mai deve apparire. E così alla menzogna dorata della responsabilità vengono sacrificati i veri sentimenti, poiché troppo difficili da accettare. Questa in fondo non è che la celebrazione dell’ipocrisia. Questa non è altro che la negazione dell’anima.
È nella condivisione del pensiero che l’anima si arricchisce, cresce e prospera.
L’amore è l’unica verità che conosciamo. È lo specchio nel quale riflettiamo noi stessi, quello che ci mostra senza indulgenza alcuna ciò che siamo.

 

Quell’uomo lo aveva desiderato come se fosse l’aria, come se fosse l’acqua. Con la stessa intensità, il medesimo bisogno. Era qualcosa che non riusciva a spiegare, completamente diverso da tutto ciò che aveva provato nelle sue precedenti esperienze. Però lo temeva. No, non lui, ma ciò che rappresentava. Temeva se stessa, a essere precisi, temeva che si potesse ripetere quel rapporto malato che l’aveva legata ad Alberto. Temeva che il suo desiderio l’avrebbe spinta nuovamente ad annullarsi.

 

Potevi desiderare e fare tutto ciò che era in tuo potere e spingerti anche oltre, ma nulla poteva indurre qualcuno che non ti amava davvero a farlo.

 

Mia cara, le persone ferite sono quelle che sollevano intorno a loro i muri più alti, e così impediscono a se stesse di assaporare la vita.

 

Si abbracciarono, perché certe volte è più facile, e le parole diventano superflue.

 

Dal mio Cuore al Tuo,
Eleonora
• The Earth and Soul Wanderer •