Quando mi sento alterata, qualunque sia il motivo, c’è uno strumento sul quale so di poter contare per ritrovare il mio centro.

Non mi riporta in uno stato di allineamento perché reprime ciò che sto vivendo, non è una pillola che fa sparire i sintomi. No, è uno strumento che trasmuta e, poiché nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, è la possibilità di trasformazione (di energie, emozioni, situazioni) che vogliamo cercare negli strumenti che utilizziamo.

Prima di arrivare al mio strumento di allineamento e centratura, però, mi preme sottolineare una cosa.
Non importa quali siano gli strumenti che scegliamo per il nostro cammino di crescita, evoluzione, guarigione; è importante che il primo passo che compiamo sia sempre l’ascolto – senza, rischiamo di entrare in uno schema che ci porta a fuggire dal dolore e da tutto ciò che appartiene all’aspetto Morte del Ciclo Vita-Morte-Vita.
Fuggire è come reprimere, non serve – anzi, spesso peggiora le cose, perché quello che c’è non se ne va e nel tempo le cose si accumulano una sopra all’altra fino a formare una pila disordinata di emozioni, sensazioni e sentimenti che, più sono, più è difficile sbrogliare e riordinare.

Il primo passo è, quindi, l’ascolto perché da lì, parafrasando Starhawk, prende avvio la trasformazione.
Vale la pena rallentare, fermarsi, mettere in pausa tutto ciò che non è prioritario (indovina un po’? L’unica tua priorità, in certi momenti, sei TU) e porsi in ascolto: aprire le orecchie e il cuore alla voce del corpo, dell’intuizione, della saggezza interiore, e ascoltare senza (pre)giudizi i suoi messaggi.
Per poi seguire le sue indicazioni: a volte potrebbe indirizzarci verso strumenti specifici, altre potrebbe chiederci di non fare – di essere soltanto (quanto è difficile?!).

Veniamo al mio strumento, quello che non mi delude mai, quello che il mio sistema richiede quotidianamente, quello che è diventato una fonte che nutre la mia sete di vita.

Non ti sorprenderà leggere che il mio strumento è il contatto diretto con la Natura-fuori-da-me; anzi, ancora di più: è l’immersione negli ambienti naturali.

Te ne avevo già parlato, raccontandoti di quanto fosse migliorata la mia salute mentale, e con lei la mia vita, da quando ho preso l’impegno con me stessa di passare ogni giorno del tempo all’aria aperta.
Più lo faccio e più i giorni in cui non rispetto l’impegno preso mi portano sofferenza (di cui spesso comprendo il motivo solo a fine giornata).

Qui mi piacerebbe proporti alcuni suggerimenti pratici su come portare questo strumento nella tua vita quotidiana.
Non c’è bisogno che tu viva in campagna o in mezzo a un bosco per renderlo possibile; più sceglierai il contatto con la Natura-fuori-da-te, più ti accorgerai delle molte occasioni che hai nella vita di tutti i giorni per entrare in connessione – anche con te stesse, perché “Come sopra, così sotto. Come dentro, così fuori. Onorando la nostra selvatichezza, onoriamo la selvatichezza della Terra“.

5 consigli pratici per la tua
ri-connessione con la natura

  1. Esci all’aperto ed immergiti in un ambiente naturale o, almeno, entra in contatto con un Essere Naturale.
    Se vivi in città, potrebbe essere sufficiente passare qualche minuto nel tuo giardino o in un parco pubblico.
    Se non hai accesso a nessuno di questi ambienti, potresti scegliere di connetterti consapevolmente con l’albero che hai incontrato sul marciapiede per andare al lavoro o con la siepe di alloro o gelsomino del vicino di casa: accogli con i sensi, mettiti in ascolto, osserva, annusa, tocca. Sii presente.
    Effetto bonus: la tensione (che tu la accumuli nel collo, nelle spalle, nello stomaco, nella mandibola o nelle gambe) si allenterà.

     

  2. Ascolta il canto degli uccelli: che siano gazze, merli, tortore o cornacchie, ovunque vai puoi incontrare qualche tipo di uccello – li puoi sentire ovunque ti trovi, ma certamente alcune condizioni rendono l’ascolto più facile:
    – il luogo: la campagna e i parchi sono luoghi in cui gli uccelli sono maggiormente presenti, ma ti potresti sorprendere di quanti uccelli popolino alcuni alberi (come il cipresso) che potresti trovare lungo la tua strada;
    – l’orario: dipende dalla specie, ma, per esperienza, i momenti in cui gli uccelli sono più canterini sono l’alba e il tramonto;
    – la stagione: di nuovo, dipende dalla specie, ma alcuni uccelli migrano durante la stagione fredda, quindi è più probabile avere varietà di canti nella stagione calda.
    Effetto bonus: il cuore si riempirà di gioia.

     

  3. Contempla l’alba e/o il tramonto: concediti qualche momento per assistere alla transizione dalla notte al giorno e/o a quella dal giorno alla notte.
    Preferibilmente all’aperto (funziona anche il terrazzo di un appartamento al centro di una città) e magari, in questa stagione, con una tazza di tè o di caffè in mano.
    Non è detto che tu possa vedere direttamente il sorgere e il calare del Sole, lì dove sei, ma puoi certamente goderne in maniera indiretta osservando il cambiamento della quantità di luce e dei colori del cielo.
    Effetto bonus: aiuterà a regolare il tuo ciclo circadiano.

     

  4. Prenditi cura di una pianta.
    Se, qualunque sia la ragione, non hai modo di stare all’aperto e di far pratica con i primi tre consigli che ti ho offerto, non trovare altre scuse e prendi una pianta di cui prenderti cura nel tuo appartamento: renderà l’aria migliore e ti permetterà il contatto con la Natura-fuori-da-te che altrimenti non riesci a trovare.
    Se pensi di non avere il pollice verde, inizia con una pianta che abbia bisogno di poca cura (chiedi informazioni in un vivaio), ma sappi che è la mancanza di attenzione, ascolto e giusta cura che fa morire le piante (lo so bene!); quindi, avere una pianta sotto la tua responsabilità ti porterà ad entrare in contatto con lei, se non vorrai vederla appassire.
    Effetto bonus: l’attenzione concentrata che rivolgerai alla pianta creerà una temporanea sospensione al sistema dello stress fornendoti lo spazio di respiro necessario per resettare, almeno parzialmente, il sistema TU.

     

  5. Respira.
    Quando tutto il resto fallisce, quando tutto il resto è fuori dalle nostre possibilità, il respiro arriva in nostro soccorso: lui è sempre con noi, sempre presente, è il nostro soffio vitale.
    È il ponte di connessione tra la Natura-fuori-da-noi e la Natura-dentro-di-noi: l’aria che inspiriamo arriva da fuori e dobbiamo ringraziare il Regno Vegetale se possiamo ossigenare tutti i nostri tessuti, e l’aria che espiriamo torna fuori e va a nutrire le stesse piante grazie alle quali sopravviviamo; è un cerchio virtuoso che la Vita ha creato milioni di anni fa e che, nonostante l’impegno che gli Esseri Umani hanno messo nella distruzione di tutto ciò che è vivente, continua ad esistere e a permettere la sopravvivenza.
    Effetto bonus: respirare bene migliora la qualità della vita – ho creato un corso online solo su questo argomento!

Mi piacerebbe sapere se già fai alcune delle cose che ti ho consigliato per ri-connetterti con la Natura,
e quale dei 5 consigli inizierai ad applicare fin da oggi.
Me lo racconti nei commenti?

Un abbraccio selvatico,