Non è la prima volta che ne parlo, ma forse non lo faccio abbastanza.
Prima che il concetto entrasse nel linguaggio comune, prima che diventasse qualcosa di cui prendersi cura, prima che fosse percepito come reale, soffrivo già di disturbi legati alla salute mentale.
Non sto parlando di gravi patologie, ma di disturbi molto comuni: ansia, attacchi di panico, insonnia, stati depressivi. Disturbi spesso nati o aggravati (nel mio caso) da malattie fisiche. Disturbi molto comuni ma non per questo da sottovalutare.
In certi periodi sto abbastanza bene, in altri non altrettanto.
Sono una persona molto sensibile ed empatica e questo è certamente un superpotere: mi permette di comprendere molte cose, di cogliere molto di ciò che mi circonda e anche di essere brava nel mio lavoro – perché percepisco fortemente le sensazioni fisiche e le emozioni delle mie clienti, perché riesco a connettermi con loro da anima ad anima.
Al contempo, però, questo superpotere può trasformarsi in un fardello e aggravare il mio stato di salute fisica e ancor di più mentale.
Questo 2020, con tutto ciò che ha portato sul piano collettivo, è stato e continua a essere un anno molto difficile, un anno nel quale mi sono rimessa in discussione infinite volte, un anno in cui ho dovuto fare i conti ripetutamente con molte delle mie ferite e delle mie ombre, un anno nel quale Korè/Persefone prima e poi Inanna e Maddalena mi hanno portata ciclicamente a far visita al Regno di Sotto – un terreno di grande espansione ed evoluzione, di fertilità e crescita, ma anche uno spazio difficile da esplorare, denso da attraversare, percorso con gambe pesanti, con le sabbie mobili che a volte arrivano fino al bacino e rendono impossibile andare avanti.
Solo apparentemente però, perché l’Esistenza è ciclica: dopo la Notte torna il Giorno, dopo il Giorno arriva la Notte. Ciclo mestruale, ciclo lunare, ciclo stagionale: tutti rispondono a quel ciclo Vita-Morte-Vita che sostiene l’Esistenza. Da sempre e per sempre.
E io della Ciclicità mi fido e a lei mi affido.
È la mia àncora di salvezza, quella che mi riporta alla Luce dopo lunghi tempi nell’Oscurità, quella che mi riconnette con la complessità dell’Esistenza, quella che mi permette di esplorare gli angoli più nascosti di me, integrarli e così rinascere ogni volta più completa in me stessa.
Il viaggio nel Regno di Sotto
Quello della discesa, dello stare e della risalita dal Regno di Sotto è un percorso ogni volta simile ma mai uguale a se stesso.
Non sempre sono consapevole del momento in cui la discesa inizia – anzi molto spesso non mi accorgo di aver iniziato il viaggio, troppo presa come sono dalle cose del mondo. Ma, come dice Clarissa Pinkola Estés, “sappiamo che c’è un tempo in cui per un tratto le cose degli uomini e delle persone e le cose del mondo devono essere abbandonate”. E anche se non lo sappiamo quel tempo arriva, arriva sempre.
Per questo ciclicamente mi ritrovo a percorrere la discesa per il Regno di Sotto, che è luogo di tutto ciò che appartiene all’Oscurità, territorio della Madre della Morte, spazio che ci insegnano a rifuggire con tutte le nostre forze invece di educarci al viaggio iniziatico a cui la discesa dà principio – se ci indicassero le tappe del percorso, se ce ne illustrassero le ricchezze, se ci ricordassero che non dura per sempre, se ci insegnassero a viverlo pienamente, con consapevolezza e senza affrettarci, saremmo pronte come guerriere preparate alla battaglia, come monache allenate all’immobilità di lunghe preghiere e meditazioni. Invece ci ritroviamo a essere autodidatte nelle esperienze fondamentali della vita, a dover imparare nei modi più duri, con le maniere più severe.
“All’epoca dei grandi matriarcati, era inteso che una donna sarebbe stata naturalmente condotta nell’oltretomba, guidata dai poteri del femminino profondo. Era una parte della sua istruzione, e un’impresa di prim’ordine per lei ottenere la conoscenza attraverso un’esperienza diretta” (x)
Il percorso
Più o meno inconsapevolmente (nonostante sia l’ennesima volta che accade), inizia la discesa.
Più cammino più intorno a me si fa buio – chi è fuori potrebbe non accorgersi del processo che è iniziato. Più oppongo resistenza più rimango invischiata nelle sabbie mobili.
È un viaggio che richiede fiducia ed è solo quando viene vissuto con fiducia che la strada si apre. È un po’ come dover superare la prova del Tranello del Diavolo: è nel rilassarmi e nell’affidarmi che la trama si allarga e passo alla tappa successiva.
Mi ritrovo allora nel Grembo Oscuro della Madre – quando non sono consapevole di dove sono, compio enormi e ripetuti sforzi per trovare uno spiraglio di luce, per tornare a galla, per allontanarmi da quello spazio di completa Oscurità che mi spaventa perché non so cosa contenga, perché non ne ho il controllo (né ho il controllo di me, lì).
Ancora una volta mi viene chiesta fiducia: quando smetto di lottare e di remare controcorrente, vengo abbracciata e accolta nelle profondità della Madre – un luogo protetto, in cui posso abbandonarmi e così riposare, poi vivere ed esprimere l’intero spettro delle emozioni umane, ancora riposare, poi piangere, riposa, urlare, riposare stremata, non fare nulla. Non necessariamente in quest’ordine.
In questa fase sono spesso in preda a una forma di disperazione più o meno percepibile, più o meno completa (potremmo chiamarla stato depressivo), che non mi permette di cogliere pienamente il processo che sto vivendo né di accorgermi che è grazie alla fertilità dell’Oscurità più profonda che vivo la trasformazione: lascio andare ciò che ha fatto il suo corso, la Madre lo accoglie e lo trasmuta, io mi alleggerisco, mi espando, mi apro – e lentamente mi preparo alla fase successiva.
Questa fase ha durata variabile: tanto più mi abbandono e mi affido, tanto più velocemente (e intensamente) accade.
Quando i tempi sono maturi, una fiamma si accende. All’inizio è molto piccola, quasi impercettibile, ma quando inizio a prestare attenzione, quando finalmente smetto di crogiolarmi nel dolore, eccola lì! La vedo!
Mi invita a seguirla, e il viaggio riparte. Non mi ricordo mai, in quel momento, dove conduca la strada sulla quale lentamente inizio a camminare: le gambe fanno fatica a muoversi dopo tanto stare nello stesso luogo, i piedi sono instabili, gli occhi ancora non riescono a vedere bene e gli altri sensi sono ancora troppo ovattati. Ma la fiamma mi chiama, mi attrae, non posso non seguirla.
Inizia così il viaggio di risalita dal Regno di Sotto.
Il percorso del ritorno è imprevedibile: a volte è un dolce sentiero di collina, con pochi ostacoli; altre una mulattiera di alta montagna, con un grande sali e scendi, burroni ai lati e terreno sdrucciolevole; altre ancora è una strada di cui è difficile intuire le qualità e caratteristiche, ogni passo è una sorpresa.
Non è mai lineare: a volte mi sembra di avvicinarmi all’uscita, mi pare di intravedere la luce del Regno di Sopra, e poi il sentiero svolta e mi trovo a scendere di nuovo, per un po’; altre quella luce che mi sembrava di intravedere era un’illusione creata dalla mente frettolosa, dimentica del fatto che il ritorno è ancora parte del viaggio.
Il ritorno alla Luce è a volte spontaneo, mi basta seguire la fiamma che mi ha risvegliata e chiamata; più spesso ho bisogno di un supporto che può arrivare da altri Esseri (umani o non umani) o da tecniche e strumenti che sono nella sacca che porto sempre con me in questi viaggi o che raccolgo lungo la strada.
Ancora mi viene chiesta fiducia: nel percorso, nei tempi giusti, nell’arrivo del supporto perfetto, in me stessa. Più mi affido, meno tortuoso è il sentiero, minori sono gli ostacoli, maggiore è la presenza con cui vivo il processo.
Torno sempre in superficie, anche quando non ci credo, anche quando il viaggio nel Regno di Sotto sembra infinito. Torno sempre “perché questa è la promessa della natura selvaggia: dopo l’inverno, viene sempre la primavera” (da “Donne che corrono coi lupi”); dopo che la Vita ha riposato e germinato nell’Oscurità della Morte, viene sempre alla Luce – solo nel viaggio finale non lo fa, solo allora la Vita rimarrà nell’Oscurità della Morte, nel Grembo della Terra, nell’abbraccio amorevole della Madre.
“La Madre della Creazione è sempre anche la Madre della Morte, e viceversa”
(“Donne che corrono coi lupi”)
Il viaggio non termina con la riemersione in superficie. Una volta tornata alla Luce ho bisogno di vivere il naturale processo di transizione e adattamento che aspetta ognuna di noi al termine di un’esperienza: gli occhi hanno bisogno di tempo per abituarsi al mondo fuori dal Grembo e io, dopo aver dato di nuovo alla luce me stessa, mi presento nuova al mondo e ho bisogno di tempo per ri-conoscerlo e per scoprire come rapportarmi a lui e a tutti gli Esseri con qualche sovrastruttura in meno (che, come mantelli pesanti, ho lasciato durante il viaggio), più vicina a me stessa (e quindi più autentica e per questo più vulnerabile) e certamente diversa (qualcuna forse mi percepirà come incoerente, ma la Ciclicità e la Selvatichezza non contemplano la coerenza).
Arrivo così alla fine del percorso, ma il viaggio non finisce mai perché ciclicamente ricomincia.
Ogni volta rinasco, ogni volta come il serpente lascio la pelle vecchia e mi rinnovo.
È facile vivere assecondando questo processo? Nient’affatto, sarebbe più facile vivere resistendo al ciclo Vita-Morte-Vita – ma sarebbe certamente una vita meno colorata, e nel lungo termine rinunciare alla Ciclicità porta conseguenze, sempre, perché significa rinunciare a chi siamo nate per essere: Esseri Naturali, inter-connessi con tutti gli altri Esseri e con il Cosmo intero, esseri che vengono dalla Terra, che da Lei dipendono e che a Lei torneranno.
Gli strumenti
Ci sono alcuni strumenti che non falliscono mai nel darmi il sostegno di cui ho bisogno per riemergere dal Regno di Sotto e che potrebbero essere utili a molt* nei periodi trascorsi nell’Oscurità, brevi o lunghi che siano. Eccone tre:
Il Corpo
Il tempo che trascorro nel Regno di Sotto lo vivo piuttosto disconnessa da tutto ciò che appartiene al Regno di Sopra, a questo nostro mondo di superficie. Lo strumento più accessibile per recuperare questa dimensione terrena, per me, è il Corpo: è tangibile, è concreto, è reale, e se non lo sento mi basta toccarlo, accarezzarlo per ricordarmene, mi basta muoverlo, sentire i muscoli che si risvegliano per riattivarlo, mi basta dedicargli attenzione e presenza per recuperare la mia connessione con lui.
Il Respiro
Dopo il Corpo arriva il Respiro, che è ponte tra Corpo e Mente e tra il mondo interiore e quello esteriore, è àncora per il momento presente, è soffio vitale. Quando ascolto e osservo il Respiro, quando lo attivo consapevolmente, quando lo porto negli spazi del Corpo e della Mente per ripulirli, sono di nuovo viva, di nuovo anche nel Regno di Sopra (con un piede qui e uno nel Regno di Sotto, a cavallo tra i mondi), torno alla mia relazione con la Natura-fuori-da-me.
Una Guida
Quando viviamo il viaggio ma siamo circondate da persone che non ne comprendono l’importanza e che cercano (con tutte le buone intenzioni del mondo) di riportarci nel Regno di Sopra in ogni modo e il prima possibile, il processo diventa ancora più faticoso, perché ci sono forze che agiscono in maniera controproducente. Ma l’anima brama la discesa, il riposo e la risalita e cercherà di incamminarsi per questo viaggio anche se le remiamo contro. Avere accanto una persona che conosca le ricchezze del Regno di Sotto, che possa accompagnarci nel percorso (benché a distanza, perché il viaggio è solo nostro), che sia un porto sicuro, che accolga ogni nostra emozione senza cercare di cambiarla perché ne riconosce la validità, che ci racconti dei suoi viaggi, che ci insegni le tappe e le possibilità del viaggio, non può che rendere il processo più agevole e completo.
Ho voluto condividere tutto questo per due motivi principali.
Per esserti di supporto: se hai riconosciuto passaggi di esperienze che hai vissuto in quello che ho scritto, puoi accorgerti di non essere sola e imparare che quei viaggi sono una necessità dell’anima (se volessi un sostegno nei tuoi viaggi, non esitare a contattarmi).
Per raccontarti un po’ di me e del perché in certi periodi sono meno attiva e presente – in questo mondo almeno – così che tu possa avere maggiore comprensione dei miei mutamenti e della mia Ciclicità e del fatto che tutto questo è necessario perché io possa continuare a offrire a te e a tutta la comunità da uno spazio di sempre maggiore autenticità e profondità.
Ti abbraccio, ti accolgo,
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Ciao Eleonora io queste fasi le ho chiamate le mie montagne russe emozionali.
Vengo attraversata da periodi in cui sembra di Dover sopportare l’inferno è ma quando riesco a riprendere il controllo della mente e impedirle di pensare… Riesco a distaccarmi riesco a smettere di opporre resistenza le cose fluiscono naturalmente da sole verso la loro risoluzione..
Già non si capisce mai bene quando cominciano i processi di discesa…
Chi è imparato ad accorgersene comunque lo fa quando il cammino già cominciato e non se ne stupisce più..